IL PROGETTO

Come nasce FRii

Ogni anno, solo in Europa, oltre 10 milioni di chili di biancheria delle lavanderie industriali finisce nelle discariche (dati sensibili riportati). Si tratta per lo più di lenzuola con piccoli difetti nel tessuto e per questo non più conformi agli standard qualitativi dei resort. Dopo essere state lavate e candeggiate, queste lenzuola passano al controllo qualità e, trovato il difetto, vengono riposti in enormi magazzini, in attesa di essere venduti come stracci o smaltiti come scarti tessili.

Così, dopo aver visto personalmente questi enormi cumuli di biancheria, mi
sono chiesta: come posso dare una nuova vita a questo tessuto di grande qualità, molto spesso di pregiato cotone?
Un materiale resistente, bianco, versatile, 100% NATURALE…
L’idea è venuta da se: la CAMICIA è un capo che non ha stagione, non ha tempo e non ha GENERE. Un capo che può fare a meno della tintura, che può essere indossato molte volte e che ha una connotazione sia sportiva che elegante. Nel tempo oltre alle camicie sono stati realizzati altri capi di abbigliamento, intuendo che questo tessuto si prestava benissimo a molteplici usi.

Il brand FRii nasce dall’esigenza di radicare nella cultura delle nuove generazioni un atteggiamento di responsabilità e rispetto verso l’ambiente, che è un bene che va assolutamente tutelato, utilizzando un canale che per i giovani è importante e significativo come quello della moda. Una moda quella di FRii che vede una stretta connotazione fra sostenibilità ed eleganza, tradizione e nuove tendenze. Dalla progettazione alla consegna, in un percorso rispettoso dell’ambiente e delle persone, FRii utilizza un’economia circolare che vede la collaborazione di professionisti del territorio: dai sarti ai ricamatori, dai fotografi alle lavanderie che forniscono la materia prima, in un’idea che vuole coinvolgere la comunità, dapprima a km 0, oggi in uno scambio fra laboratori di diverse regioni italiane, da Nord a Sud, in una filiera controllata che però vuole varcare i confini italiani. Ogni pezzo nasce da una materia già esistente alla quale si dà una nuova vita e una nuova storia: bottoni di semola (unici prodotti importati dall’estero), etichette di raso riciclato e sacchetti porta-camicie realizzati anch’essi dallo stesso lenzuolo usato per la camicia, fino agli scarti finali che vengono regalati alle officine meccaniche, perché si sa, del lenzuolo non si butta via niente.
Mini collezioni made-to-order, che guardano ai mood di stagione, pur rimanendo fuori dai calendari della Moda. Una produzione che si basa sugli ordini per evitare giacenze e sprechi di capi invenduti.
È il concetto di produrre poco e bene.
Ai nostri figli è affidato il futuro: abbiamo il dovere morale di lavorare affinché il mondo nel quale vivranno possa essere il più pulito possibile. Il nuovo concetto di Moda può essere un assoluto protagonista, anche attraverso il riciclo, quale nuovo stile di vita.

Così, dopo aver visto personalmente questi enormi cumuli di biancheria, mi
sono chiesta: come posso dare una nuova vita a questo tessuto di grande qualità, molto spesso di pregiato cotone?
Un materiale resistente, bianco, versatile, 100% NATURALE…
L’idea è venuta da se: la CAMICIA è un capo che non ha stagione, non ha tempo e non ha GENERE. Un capo che può fare a meno della tintura, che può essere indossato molte volte e che ha una connotazione sia sportiva che elegante.

Il brand FRii nasce dall’esigenza di radicare nella cultura delle nuove
generazioni un atteggiamento di responsabilità e rispetto verso l’ambiente, che è un bene che va assolutamente tutelato, utilizzando un canale che per i giovani è importante e significativo come quello della moda. Una moda che vede una stretta connotazione fra sostenibilità ed eleganza, tradizione e nuove
tendenze. Dalla progettazione alla consegna, in un percorso rispettoso
dell’ambiente e delle persone, FRii utilizza un’economia circolare che vede
la collaborazione di professionisti del territorio: dai sarti ai ricamatori, dai
fotografi alle lavanderie che forniscono la materia prima, in un’idea che vuole
coinvolgere la comunità per un prodotto a km 0, una filiera corta e controllata che però vuole varcare i confini italiani. Ogni pezzo nasce da una materia già esistente alla quale si dà una nuova vita e una nuova storia: bottoni di farina di riso e di semola (unici prodotti importati dalla Spagna), etichette di raso riciclato e sacchetti porta-camicie realizzati anch’essi dagli scarti della lavorazione del capo, perché si sa, del lenzuolo non si butta via niente.
Mini collezioni made-to-order, che guardano ai mood di stagione, pur
rimanendo fuori dai calendari della Moda. Una produzione che si basa sugli ordini per evitare giacenze e sprechi di capi invenduti.
È il concetto di produrre poco e bene.
Ai nostri figli è affidato il futuro: abbiamo il dovere morale di lavorare affinché il mondo nel quale vivranno possa essere il più pulito possibile. Il nuovo concetto di Moda può essere un assoluto protagonista, anche attraverso il riciclo, quale nuovo stile di vita.

Chi sono

Francesca Riillo

Calabrese naturalizzata toscana.

Studi

Diploma all’Istituto Statale d’Arte nella sezione Moda e Costume. Poi successivi tre anni di studi al Polimoda e laurea triennale in Progettazione della Moda presso la facoltà di Architettura dell’Università di Firenze. Sono una fashion designer da quando ho memoria, dai 9 anni, quando ho iniziato a disegnare i primi abiti per la mia maestra, copiandoli di libri Marfy che le mie sorelle mi compravano per incoraggiare la mia passione.

Formazione

Negli anni questa passione è diventata un lavoro: ho cominciato facendo la stilista di prèt-à-portèr donna, imparando a conoscere le sfilate milanesi e tutto il fashion system italiano. Poi sono passata allo sport, lavorando per una nota azienda come woman designer e trend setter. Qui ho avuto la possibilità di viaggiare molto, lavorare con fornitori esteri e sempre a stretto contatto con i colleghi degli altri uffici. Ma anche questa esperienza ad un certo punto mi stava stretta e sentivo di dover cambiare. Così dopo aver fatto la designer freelance per diversi uffici stile, sono diventata direttore creativo di un marchio di pronto moda, imparando a conoscere e lavorare per il fast fashion, con tutti i ritmi serrati che questo comporta. Al lavoro di stilista ho sempre affiancato quello d’insegnante di Storia del costume e sociologia dei brand, Progettazione della moda e Merceologia tessile e sostenibilità dei materiali. Adoro insegnare ai ragazzi, sono linfa vitale e mi danno sempre nuovi stimoli. Sono sempre stata una stilista un po’ atipica: mi piaceva lavorare per altri brand anche se il mio nome non compariva mai. Era il lavoro a darmi le soddisfazioni che cercavo, non la notorietà.

IL PROGETTO

Perchè FRii?

Qualche anno fa però, come a volte succede nei rapporti di vecchia data, ho cominciato a vedere qualche ‘crepa’ nel lavoro che tanto amavo, alcune cose mi stavano strette e non mi rappresentavano più. Ho conosciuto l’altra faccia della moda, quella nascosta, quella della manodopera a basso costo, dell’impatto ambientale che aveva la sovrapproduzione dovuta al sovraconsumo.
E più mi informavo più cresceva la mia ‘coscienza green’, quella che mi ha permesso di elaborare piano piano l’idea di FRii.
E così mi sono ritrovata ad essere la ‘stilista di me stessa’, a mettere nero su bianco oltre 20 anni di esperienze, a realizzare un brand che è un messaggio prima ancora di essere un prodotto. A maggio del 2025 sono stata premiata come miglior brand del Circular Contest Incubator di Leeds e grazie a questo premio è stato possibile il primo ‘Sustainable Fashion Show’ interamente firmato FRii: durante la settimana della moda circolare di Budapest il 13 giugno FRii ha finalmente calcato la sua prima passerella.

Oggi sono FRii e sono finalmente FRee.

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